“VICINI AI NOSTRI CLIENTI E SOSTEGNO PER OGNI AZIENDA”
Intervista a Francesco Minotti, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Mediocredito Centrale: “Mediocredito Centrale opera da sempre a livello nazionale a favore delle imprese, attraverso l’erogazione di finanziamenti e la gestione delle agevolazioni pubbliche, tra cui le più rilevanti oggi sono il Fondo di Garanzia per l’accesso al credito delle PMI e il Fondo Crescita sostenibile per i programmi di ricerca e sviluppo delle imprese”
“Sono nato a Roma, città dalla quale ho ereditato la capacità di guardare in modo positivo al futuro ma con un occhio attento al passato che ci definisce e ci forma. Sono cresciuto in un periodo storico di forte passaggio culturale e ricco di curiosità per le occasioni e le possibilità che si andavano sviluppando a livello nazionale ed europeo.
Dando seguito ai miei interessi verso il mondo finanziario mi sono laureato in Economia e Commercio. Dopo un’esperienza iniziale all’estero nell’allora Gruppo Comit (oggi Intesa), mi sono occupato di finanza ed Asset management fino a ricoprire il ruolo di Vicedirettore Generale di Pioneer Investments.
Successivamente ho ricoperto diversi ruoli di responsabilità nel gruppo Banco Popolare come Vicedirettore Generale e Direttore Generale di diverse banche del gruppo. In questo periodo ho potuto relazionarmi con importanti realtà imprenditoriali e familiari
dei territori dalle quali ho potuto osservare la forza, la resilienza e la capacità di investire nel futuro e che mi hanno insegnato ad analizzare le realtà e il contesto nel quale si opera e permesso di maturare una forte capacità di guardare alle cose con maggiore prospettiva.
Nell’ultima fase, prima di venire in Mediocredito Centrale mi sono occupato sia di Pubblica Amministrazione sia di clienti Istituzionali”.
A parlare è Francesco Minotti, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Mediocredito Centrale.
Arriviamo a Mediocredito. Cosa significa essere AD di Mediocredito Centrale. Quali sono i suoi impegni ma soprattutto le sue responsabilità all’interno dell’Istituto di Credito?
“Quasi tutto quello che è stata la mia carriera professionale è un grande tesoro per il ruolo che ricopro dallo scorso maggio come AD di MCC e che ho accettato con grande senso di responsabilità ed entusiasmo. Mediocredito centrale è una bellissima realtà bancaria pubblica, con una mission molto importante di sostegno e garanzia per le PMI italiana e con una forte focalizzazione verso il Mezzogiorno.
Inoltre, come Gruppo Bancario, attraverso le sue controllate, BdM Banca (già Popolare di Bari) e Cassa di Risparmio di Orvieto, è diventata un polo bancario di riferimento per le famiglie e imprese che operano nei territori del centro sud. Il nostro compito è essere vicno a i nostri clienti e sostenere ogni azienda nel suo personale percorso di espansione e di crescita.
Come MCC sono tante le sfide a cui ci stiamo preparando ma il cammino intrapreso, di collaborazione e allineamento, è quello giusto ”.
Quanto è difficile, oppure quali sono le difficoltà che incontrano oggi le aziende?
“La pandemia e le successive vicende belliche hanno determinato un profondo cambiamento nello scenario economico globale con significative ricadute nel nostro Paese. La riorganizzazione delle catene globali del valore, il costo delle materie prime ed energetiche, l’inflazione e gli alti tassi di interesse sono tutti fattori che impattano sulle attività delle nostre imprese.
Una congiuntura difficile che, in breve, impone un’accelerazione della doppia transizione, digitale ed ecologica, anche attraverso l’utilizzo efficiente delle risorse del PNRR. Secondo quanto emerso da uno studio di Cerved, realizzando politiche tempestive
ed efficaci (quello che viene definito uno “Scenario Orderly”), per raggiungere i target necessari per la transizione ecologica sono necessari circa 203 miliardi di investimenti green entro il 2050 da parte delle PMI. Nello scenario evocato, vale la pena notare, questi investimenti, anche se quantitativamente inferiori nel Mezzogiorno, peseranno maggiormente sui bilanci delle PMI del Sud ”.
Come Mediocredito Centrale che supporto offrite alle imprese?
“Mediocredito Centrale opera da sempre a livello nazionale a favore delle imprese, attraverso l’erogazione di finanziamenti e la gestione delle agevolazioni pubbliche, tra cui le più rilevanti oggi sono il Fondo di Garanzia per l’accesso al credito delle PMI e il Fondo Crescita sostenibile per i programmi di ricerca e sviluppo delle imprese. Da marzo 2021, però, le più rilevanti oggi sono il Fondo di Garanzia per l’accesso al credito delle PMI e il Fondo Crescita sostenibile per i programmi di ricerca e sviluppo delle imprese. Da marzo 2021, però, MCC è diventata una realtà ben più articolata con la costituzione del Gruppo Mediocredito Centrale dopo l’acquisizione dell’allora banca Popolare di Bari, ora BdM Banca, e di Cassa di Risparmio di Orvieto. Un gruppo che lavora per realizzare un vero e proprio distretto finanziario del Sud e cioè per superare i problemi strutturali che incidono sull’accesso al credito per le imprese, in particolare per le PMI, e le famiglie nel Sud Italia non solo attraverso l’erogazione di prestiti, ma anche tramite i servizi, la finanza e la gestione delle agevolazioni e delle garanzie pubbliche. BdM Banca e Cassa di Risparmio di Orvieto sono banche retail con un significativo radicamento
territoriale e con un modello organizzativo fortemente complementare alla capogruppo che è specializzata nel finanziamento alle imprese ed è perciò in grado di integrare l’offerta per la clientela privata con una gamma di prodotti finanziari e creditizi altamente qualificati per la clientela business ”.
Che ruolo ha Mediocredito in merito al Fondo di Garanzia?
“Mediocredito Centrale è il gestore del Fondo per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy sin dalla sua nascita nel 2000 e ha conservato questo ruolo vincendo due gare per l’aggiudicazione del servizio come capofila di un Raggruppamento temporaneo di imprese nel 2012 e nel 2021.
La banca ha sempre avuto un ruolo proattivo nell’assicurare il massimo di efficienza nella gestione dell’intervento. Si pensi che il tempo medio tra la presentazione al Fondo delle domande complete di tutte le informazioni richieste e la delibera della garanzia è di circa quattro/cinque giorni.
Una tempistica che è rimasta sostanzialmente invariata anche durante il periodo pandemico quando le domande si sono più che decuplicate mentre venivano modificate in profondità lemodalità operative dell’intervento.
Si pensi inoltre alla completa digitalizzazione dell’iter di domanda e di tutte le fasi del procedimento agevolativo posteriori all’ammissione ”.
Come funziona la garanzia del MediocreditoCentrale ?
“La prima cosa da dire è che il Fondo di garanzia funziona. È un intervento utile, anzi direi necessario, in un Paese caratterizzato da un tessuto produttivo costituito prevalentemente da micro, piccole e medie imprese che, in quanto tali, potrebbero avere problemi di accesso al credito. Durante la crisi pandemica il massiccio ricorso al Fondo, adeguatamente potenziato, ha impedito che si interrompesse il flusso di credito alle imprese, come accaduto nei precedenti periodi di recessioni. In quella fase ha funzionato soprattutto come supporto alla liquidità: in poco più di due anni abbiamo registrato 2,7 milioni di domande accolte per oltre 250 miliardi di finanziamenti.
Dal secondo semestre del 2022, quando sono entrate in vigore le cosiddette misure di transizione, assistiamo ad una dinamica diversa: l’operatività del Fondo è diminuita fisiologicamente rispetto al periodo pandemico, ma è rimasta molto sostenuta, sensibilmente superiore a quella del periodo pre-pandemico.
Un dato è interessante, la crescita del peso delle domande a fronte di investimenti: nel primo semestre del 2023 sono arrivate a 36mila, pari al 30% del totale del Fondo, a fronte di 8,5 miliardi di finanziamenti, pari al 38% del totale.
Questo è accaduto in controtendenza rispetto alla contrazione delle richieste di finanziamento al sistema bancario per finalità di investimento, rilevato dalla Banca d’Italia a partire dalla fine del 2022. Insomma, il Fondo di garanzia può avere una funzione anticiclica importante in una fase di rallentamento economico e delle dinamiche creditizie”.
Chi sono i potenziali beneficiari e quanto il mediocredito centrale garantisce?
“Il fondo di garanzia è un classico intervento orizzontale che può intervenire a favore della grande maggioranza delle micro, piccole e medie imprese e dei professionisti,
indipendentemente dal settore in cui operano. L’unica esclusione riguarda infatti le attività finanziarie e assicurative.
Le disposizioni ordinarie, sospese con le misure emergenziali e transitorie, prevedono inoltre che l’ammissibilità sia subordinata a una valutazione del merito di credito dei beneficiari attraverso uno specifico modello di rating del Fondo. L’operatività ad ampio raggio di questo strumento risponde a una criticità particolarmente rilevante per il nostro Paese dato il suo tessuto produttivo: le imprese di dimensioni minori, anche se meritevoli di credito, hanno strutturalmente maggiori problemi di accesso ai prestiti rispetto a quelle più grandi e organizzate. Per quanto riguarda la misura dell’intervento, la percentuale di garanzia è, in base alle disposizioni ordinarie, differenziata in considerazione delle caratteristiche delle imprese beneficiarie delle finalità dei finanziamenti. In ogni caso, tenuto conto dei limiti previsti dalla normativa europea sugli aiuti di stato, può arrivare fino al massimo dell’80% per la garanzia diretta e al 90% per la riassicurazione/controgaranzia”.
Quando interviene il Fondo di garanzia e quanto dura?
“Il Fondo può intervenire su tutte le tipologie di finanziamenti, sia per liquidità sia per investimenti, purché finalizzati all’attività
di impresa. Non ci sono dei limiti di durata per quanto riguarda i finanziamenti ammissibili.
Il Fondo, inoltre, opera in una duplice modalità: sia come garanzia diretta, deliberata direttamente nei confronti delle banche e agli altri intermediari che erogano i finanziamenti; sia come riassicurazione/ controgaranzia, concessa ai confidi che garantiscono in prima istanza i finanziamenti erogati dalle banche e coprono una percentuale del loro rischio attraverso il Fondo.
La capacità di intervenire a 360 gradi è ciò che rende questo strumento particolarmente flessibile: quando c’era bisogno di sostenere soprattutto la liquidità delle imprese, come nel periodo pandemico, il Fondo era in grado di
intervenire con efficacia; quando aumenta la necessità di sostenere gli investimenti, come accade oggi, la garanzia pubblica rimane uno strumento particolarmente adatto alle esigenze delle imprese.
Il meccanismo prevede poi un forte coinvolgimento della impresa beneficiaria che ha tutto l’interesse a sviluppare l’investimento e a gestirlo in maniera virtuosa”.
Quali sono le banche che aderiscono al Fondo di garanzia e come ottenerlo?
“La grande maggioranza. Complessivamente le banche presenti nel territorio italiano, secondo i dati della Banca d’Italia relativi al 2022, sono circa 440.
Nel periodo che va dal 1° luglio 2022 al 30 giugno 2023 sono state 332 le banche che hanno fatto richiesta per la garanzia del Fondo. A queste si aggiungono 114 confidi, 18 società di leasing, 8 operatori di microcredito e 5 SGR. In tutto si tratta di 477 soggetti che hanno richiesto la garanzia del Fondo.
Quello che vorrei sottolineare, al di là del mero dato quantitativo, è che il Fondo di garanzia funziona bene perché attiva sinergie tra diversi soggetti: da una parte il gestore MCC, dall’altra le banche, i confidi e gli altri intermediari finanziari che hanno il ruolo di soggetti richiedenti perché la garanzia pubblica non può essere richiesta direttamente dalle imprese beneficiarie. Senza dimenticare altri possibili attori, come le Regioni, che possono attivare Sezioni speciali dedicate alle imprese del proprio territorio,
incrementando le percentuali di copertura massima attraverso l’utilizzo di proprie risorse finanziarie. Per dirla in breve il Fondo funziona anche perché può fare affidamento su una logica di sistema che coinvolge tutti i sogetti rilevanti nella filiera del credito”.
Il supporto di Mediocredito Centrale per le aziende trova riscontro nel mercato italiano e in questo particolare momento storico. In sintesi, è attinente con la realtà?
“Se, come ho detto in precedenza, una delle più importanti esigenze delle imprese è quella di investire nella doppia transizione, Mediocredito Centrale offre dei prodotti dedicati specificamente a questo obiettivo:particolare ai finanziamenti con Plafond della Banca Europea degli Investimenti per la Twin transition di PMI e Midcap.
Si tratta di 100 milioni di provvista messi a disposizione da BEI che consentono a MCC, anche attraverso BdM Banca, di erogare credito a condizioni migliorativa. Una quota preponderante è destinata alle regioni di Coesione e, al contempo, una percentuale è riservata alla transizione ecologica. MCC, inoltre, stanzierà altri 100 Mln con fondi propri per finanziamenti con le medesime finalità.
Se guardiamo oltre al canale bancario tradizionale, Mediocredito Centrale è uno dei principali attori nell’ambito della finanza innovativa e in particolare dei basket bond.
In questo ambito vorrei citare soltanto due programmi di natura settoriale avviati nel 2023: i Basket Bond Tech dedicati a società appartenenti al settore del digitale e a progetti di innovazione tecnologica (progetto avviato con Equita e CDP) e i Basket Bond per investimenti ESG (in collaborazione con Sella e CDP).
Due programmi da 100 milioni ciascuno in cui MCC riveste il ruolo di investitore istituzionale.
Si tratta solo di alcuni esempi con cui vorrei mettere in evidenza che Mediocredito Centrale supporta le imprese nei loro programmi di innovazione e sviluppo di medio-lungo periodo”.
Quali sono le sfide del suo mandato è quale consiglio darebbe alle aziende italiane che chiedono garanzie oltre al rispetto delle regole dettate da Basilea?
“La sfida più grande è portare avanti il risanamento e il rilancio di BdM Banca (già banca Popolare di Bari). Per quanto riguarda il risanamento un punto di svolta è stato raggiunto già alla fine del terzo trimestre del 2023: dopo diversi anni BdM Banca è tornata in utile. Ma l’obiettivo ultimo è ancora più ambizioso: rilanciare questa banca significa farne un punto di riferimento in tutto il Mezzogiorno per famiglie e imprese, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni. Proprio per segnare una discontinuità a livello di percezione collettiva stiamo portando avanti un processo di rebranding che, oltre al cambio del nome da Banca Popolare di Bari in BdM
Banca, prevede una modifica del logo sia per Mediocredito Centrale sia per le sue controllate.
Con il nuovo brand vogliamo creare una forte identità di Gruppo per mettere in evidenza come il nostro impegno per lo sviluppo del Mezzogiorno sia un tassello fondamentale della nostra mission finalizzata a potenziare la competitività del Paese.
L’Italia non può andare avanti se un suo pezzo fondamentale, il Sud, rimane fermo. Ecco, il punto è proprio questo: non si può rimanere fermi. Non si può semplicemente cercare di resistere in un momento pieno di sfide come quello attuale.
È questo, in fin dei conti, il consiglio che potrei dare alle imprese. Ma probabilmente lo sanno già da sole: non sempre aggirare gli ostacoli, attendere che passi la nottata è possibile, spesso affrontare le sfide di petto è la strategia migliore.
Certamente non è facile, soprattutto per le imprese di dimensioni minori, per quelle meno strutturate o per quelle che operano in territori più svantaggiati, per esempio quelli del Mezzogiorno. Per questo, ci tengo a sottolinearlo, c’è bisogno di creare sinergie
tra diversi attori e di agire in una logica di sistema a livello sia territoriale che nazionale.
Anche con il supporto della mano pubblica, senza per questo ricadere in vecchie logiche assistenzialistiche.
Tutto sommato può essere questo il senso, oggi, di una banca di proprietà pubblica come Mediocredito Centrale”.